"Chi non gioca è malato", è il nuovo libro del professore universitario tedesco, Norbert Bolz, presentato a Roma il 22 Settembre presso la fondazione Marco Besso.
Lo scrittore spiega che l'uomo ha sempre dato al gioco un grande valore, in nome del semplice piacere, fin dall'antichità. Da quando, però, la religione ha cominciato a sostenere l'importanza del lavoro, l'uomo ha cominciato a giocare meno, senza rinunciare completamente alla sua passione. Bolz sostiene che "coloro che non possiedono la sensibilità per il gioco non hanno un animo gentile" e che "una società senza gioco fa sprofondare l'uomo in una tranche che lo rende simile a uno zombie". Egli è contrario a quanti etichettano il mondo del gioco come un modo per estraniarsi dalla realtà in cui l'uomo è immerso, come una vigliaccheria.
Bolz non nega l'esistenza della ludo-dipendenza, semplicemente minimizza il problema perchè la dipendenza non è solo del gioco: esiste la dipendenza dallo sport, dal sesso, dal cibo. L'uomo che gioca recupera quell'attenzione che gli è stata negata dal mondo moderno.