Accolta presso la Corte di Giustizia Europea la causa di Stanley che ha richiesto l'annullamento della gara che ha assegnato 2mila concessioni sportive in Italia solo qualche mese fa. Con il ricorso al TAR e poi al Consiglio di Stato, la Stanley continua a incidere nel mercato delle scommesse italiane: anche se i giudici europei dovrebbero decidere in un paio d'anni, il sistema sarebbe comunque compromesso dal dubbio di legittimità dell'ultimo bando. Dalla Corte è arrivato un breve profilo di quanto trasmesso in giudizio: «Con le sentenze delle Corte di giustizia 6 marzo 2007, C-338/04 e C-360/07, Placanica e 16 febbraio 2012, cause riunite C- 72/10 e C-77/10, Costa e Cifone, erano stati rilevati profili di incompatibilità con il diritto dell'Unione Europea delle procedure di affidamento di concessioni per 1'esercizio dei giochi tenutesi nel 1999 e nel 2006. Stanley lamenta il contrasto del d.lgs. 16/2012 con le citate sentenze a causa di discriminazioni nei confronti dei nuovi entranti, rispetto alla durata delle nuove concessioni, (di soli 40 mesi, laddove le precedenti concessioni avevano avuto durata di 12 e 9 anni). L'Aams avrebbe dovuto revocare le precedenti concessioni ed indire una nuova gara basata sui principi di parità di trattamento, trasparenza e non discriminazione. Il Consiglio di Stato chiede alla Corte se il TFUE (Trattato di Funzionamento dell'Unione Europea) ed i principi affermati dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea ammettano che: vengano poste in gara concessioni di durata inferiore a quelle in passato rilasciate, laddove la detta gara sia stata bandita al fine di rimediare alle conseguenze derivanti dall'illegittimità dell'esclusione di un certo numero di operatori dalle gare precedenti; l'esigenza di riordinare il sistema attraverso un allineamento temporale delle scadenze delle concessioni costituisca giustificazione adeguata di una ridotta durata delle concessioni poste in gara rispetto alla durata delle concessioni in passato attribuite».