Il gioco minorile è al centro dell’attenzione dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza che recentemente ha commissionato all’istituto Swg una ricerca sulle abitudini di ragazzi tra i 14 e i 15 anni.
La metà degli intervistati ha dichiarato di avere giocato almeno una volta, l’8% almeno una volta al mese. Si gioca per avere più soldi da spendere e sentirsi più grandi. 3 ragazzi su 4 hanno un luogo di gioco “a portata di mano”, quasi il 70%, vicino casa o scuola, l'11% al centro sportivo, il 7% all’oratorio, un fattore che favorirebbe il loro accostamento all’attività ma che compromette chi li fa giocare: non solo i minori non possono giocare ma non dovrebbero neanche metter piede di un esercizio commerciale dove si gioca.
Stefania Pizzolla, funzionaria dell’Autorità dedicata a tutelare i diritti dei minori, ha parlato di un problema chiave del quale sono consapevoli prima di tutto i ragazzi che, infatti, nel 41% dei casi lo avvicinano ad altri tipi di dipendenze, come le droghe o l’alcool. Ma non è tutto perché se spesso i minorenni trovano ostacoli nel praticare alcuni tipi di giochi, è più facile per loro avere accesso a modalità che agli esercenti sembrano innocue, come i “gratta&vinci”, per esempio, che hanno caratteristiche molto più soft e sembrano quasi un gioco come la cartella della tombola, ma che poi col tempo possono portare a una dipendenza vera e propria o alla facilità nel sognare di diventare ricchi.