L'avv Asteriti esprime le sue riflessioni sulle diversità tra l'azzardo e il gioco puramente "ludico"; secondo l'avvocato, il gioco d'azzardo stravolge l'essenza del gioco, intesocome attività ludico/ricreativa, compiuta per divertimento e sviluppo di qualità fisiche e intellettuali. "Il gioco è una esperienza di importanza vitale per adulti e bambini, formativa, nella quale vengono spese doti personali, la propria abilità, la capacità di confrontarsi con gli altri e con i propri limiti. Una esperienza socializzante e di crescita". Non si può dire lo stesso del gioco d'azzardo, in quanto, il fine di quest'ultimo, sostiene Asteriti, è il guadagno economico; mentre le capacità personali sono completamente irrilevanti, dal momento che l'esito è affidato totalmente al caso. Nel gioco d'azzardo si corre il rischio di perdere la dimensione di sogno propria del gioco, andando incontro, invece, ad una dimensione da incubo, "ecco perché ritengo che utilizzare il termine 'ludopatia' come sinonimo di 'azzardopatia' per definire la dipendenza da gioco d'azzardo rappresenti un inganno". "La malattia, la dipendenza, non derivano dal gioco, ma sono collegate al gioco d'azzardo, che è una esperienza affatto diversa- continua l'avvocato-in fondo, il gioco d'azzardo rappresenta l'esatto contrario del gioco. Nell'azzardo non ci si mette veramente 'in gioco', non si spendono, come accade nel gioco, le proprie capacità personali per raggiungere la vittoria, godendo comunque l'esperienza nella sua completezza, come in un viaggio che, al di là del raggiungimento della meta, consente comunque di godersi il panorama. Nel gioco d'azzardo conta solo il risultato finale, la vincita o molto più probabilmente la perdita. Per cercare di raggiungere questo risultato spendiamo solo qualche spicciolo, dimostrando così di non credere nelle nostre capacità, anche se ci illudiamo di possederne e metterle in campo in una esperienza che invece non le presuppone e non le richiede".
Per essere sicuri che, dopo la prima giocata il giocatore non abbandoni il campo, i monopoli finanziano le giocate successive attraverso le mini vincite, "un meccanismo rapido, in cui non si perde mai: si quasi vince, si vince la somma giocata, si rigioca e così ripetutamente in una vertigine alla fine della quale spesso compare la dipendenza. L'azzardopatia, ovvero la malattia del gioco d'azzardo patologico, non la ludopatia, la malattia del gioco, che non esiste, è solo un termine utilizzato per mistificare" conclude Asteriti.