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Gioco patologico: il ruolo degli enti locali e delle realtà territoriali


15 ottobre 2013 | Attualità
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In questo periodo diverse regioni stanno intervenendo sulla materia del contrasto al gioco problematico. Le realtà associative, attive sul territorio, sono chiaramente e attivamente coinvolte nella reazione ad un problema diventato un vero allarme sociale e i cui contorni non riescono ancora ad essere chiari e a rappresentare una realtà scientifica e quantificabile.
È molto importante che le regioni e i comuni siano accanto ai propri cittadini e affrontino un problema sanitario e sociale che colpisce le fasce più deboli della popolazione, ed è fondamentale che le associazioni (ed in questo l’Acogi ha esperienza di essere apripista con diversi progetti messi in campo) possano formare gli addetti ai lavori perché sia riconosciuto e riconoscibile il rischio di deriva patologica dei disturbi connessi al gioco.
Quello che occorre tuttavia rilevare è che in alcuni casi la presa di petto da parte degli enti locali di un problema sociale può valicare una riserva di legge che è propria dello Stato. L’art. 117 della Costituzione individua alcuni settori ricoperti da riserva di legge da parte dello Stato, tra questi il gioco pubblico. Non va dimenticato infatti che negli anni molto si è fatto per contrastare le infiltrazioni criminali nel settore, depurando interi comparti dai lacci della malavita organizzata e rendendo il sistema trasparente in virtù di chiari e precisi paletti stabiliti per legge.
Certamente molto può ancora essere fatto, ma proprio qualche mese fa, il Tar del Veneto (sentenza n. 576 del 16 aprile c.a.) ha rilevato che “gli strumenti pianificatori di contrasto alla ludopatia devono essere stabiliti a livello nazionale”, per questo quindi ben vengano gli interventi locali in attuazione o volti a specificare ulteriormente le strategie da seguire, considerando che “la competenza legislativamente stabilita a favore dell’amministrazione statale esclude che pari competenza possa essere esercitata dal comune”.
Per concludere è necessario sottolineare che la riserva statale in materia di giochi non esclude l’intervento degli enti territoriali che conoscono la realtà specifica meglio di chiunque altri, ma circoscrivono le iniziative in un perimetro molto preciso tracciato dalla legge statale, e la Legge Balduzzi, in materia di contrasto al gioco patologico è molto ricca di spunti. Allo stesso tempo è centrale il ruolo delle associazioni che, oltre alla conoscenza del territorio possono vantare una riserva comunicativa specifica in materia e sviluppare la conoscenza sempre più attendibile delle problematiche sociali, attraverso la formazione e l’informazione.


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