Gioco problematico: l'allarme del Federserd


24 dicembre 2013 | Attualità
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Arrivano dal CNR di Pisa, e in particolare dallo studio Ipsad gli ultimi dati sulla diffusione del gioco in Italia. Secondo gli ultimi dati resi noti dal Federsed all'AdnKronos, che invece ha sviscerato dettagli sull’allarme ludopatia, dal 2008 al 2011, la percentuale di persone tra i 15 e i 64 anni che ha puntato soldi almeno una volta su uno dei tanti giochi presenti sul mercato è passata dal 42% al 47%. Circa 19 milioni di scommettitori, di cui ben 3 a rischio ludopatia. Più a rischio maschi, disoccupati e le persone con un basso livello di istruzione.
L’indagine è stata condotta su un campione di 11 mila persone e lascia emergere con chiarezza che sebbene i giocatori senza alcun profilo di rischio, siano la maggioranza, quelli classificabili a basso rischio sono già 2 milioni (l’11% del totale). Coloro che invece si avviano a sfiorare la dipendenza patologica sono circa 1 milione.
Come anticipato il giocatore problematico è prevalentemente maschio, con sola licenza elementare, operaio o disoccupato. I luoghi più a rischio sono per gli uomini sale gioco, sale bingo, ma anche in parte il circolo ricreativo, il telefonino e internet.
Le giocatrici più accanite invece hanno un profilo diverso: sono in possesso della licenza di scuola media inferiore e se impiegate rivestono un ruolo di dirigente e hanno un contratto a tempo indeterminato; mentre se lavoratrici autonome sono imprenditrici.
Nel Centro-Sud si gioca di più. Il primato spetta alla Campania (57%), segue la Calabria (55%) e poi Lazio, Sicilia, Puglia e Abruzzo (tutte si attestano su circa il 53%). Le regioni dove invece si gioca di meno rispetto alla media nazionale (47%) sono quelle del Nord: Emilia Romagna in primis (41%), ma anche Trentino Alto Adige (42%), Liguria e Veneto (44%).
Un elemento tipico del giocatore problematico è la tenenza a tenere nascosta l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco.


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