Nessuna censura, nessuna tolleranza. E' stanco Domenico Distante, presidente Sapar, dell'atteggiamento vessatorio del Governo nei confronti del comparto gioco legale (http://cifonenews.it/distante-a-di-maio-non-siamo-lobby-non-ci-nascondiamo/). Così in conferenza stampa le sue parole sono ricadute pesanti sui presenti: "L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma qui di democratico non c’è nulla visto che per alcune attività industriali si smuovono ministri di tutte le correnti, magari per salvare il sacrosanto posto di lavoro di 10 persone, mentre dei nostri dipendenti, considerati alla stregua dei criminali, nessuno muove un dito, siamo arrivati al punto tale che ormai ai nostri dipendenti non vengono concessi nemmeno i mutui dalle banche per l’acquisto della prima casa, perché il nostro è considerato un settore a rischio. Le banche stanno chiudendo i conti correnti, non solo alle aziende, ma anche ai nostri dipendenti: e allora io mi chiedo, come si comporterebbero altri settori industriali se venisse usata loro la stessa condotta che gli istituti di credito stanno utilizzando nei nostri confronti? In che misura interverrebbero i nostri Ministri? e la Banca d’Italia? Se siamo un settore a rischio, lo siamo solo a livello di disoccupazione, se non si interverrà subito: e il governo si ritroverà altre 150.000 persone da mantenere con il reddito di cittadinanza, che però guarda caso, è stato finanziato con i soldi che noi gestori abbiamo versato allo Stato tramite prelievo erariale unico.
La situazione è al collasso - prosegue Distante - e forse l’unico modo per farci ascoltare seriamente dal governo è quello di non far arrivare più benzina nelle casse dello Stato. Forse allora anche il Ministro Di Maio capirà, contrariamente a quanto continua ancora a dichiarare, che noi siamo il settore più tassato d’Europa proprio perché non facciamo parte di alcuna lobby dell’azzardo. Forse, quando verrà meno la copertura economica del reddito di cittadinanza, con la quale il Ministro ha costruito il suo consenso popolare, allora forse capirà chi siamo e che esistiamo. Invito le associazioni di categoria, compresi i concessionari, a fare fronte comune e dare un segnale forte al governo, spegnendo tutti gli apparecchi, perché il tempo che ci rimane è davvero poco. E il fallimento sarà di tutti".