Quello riportato nel titolo è un quesito che da tempo interessa medici e ricercatori: uno studio recente ha riportato il caso di un paziente di 74 anni che improvvisamente sviluppa una passione per il casinò e perde la maggior parte dei suo risparmi. Il paziente aveva una storia clinica positiva per problemi coronarici, depressione, Parkinson e reflusso gastro-esofageo. Un quadro molto complesso con una serie di farmaci presi contemporaneamente ognuno dei quali contenenti elementi potenzialmente associabili all'improvvisa dipendenza da gioco scaturita nel paziente. Eppure è il principio attivo del farmaco preso per la cura del Parkinson ad aver causato tale effetto collaterale. Si chiama pramipexolo ed è stato studiato circa 10 anni fa proprio per quest'effetto, anche se, bisogna sottolinearlo, si verifica solamente in pazienti esposti ad un dosaggio alto.
Nel 2010 ha suscitato un notevole interesse mediatico la controversia legale contro la Boeringher Ingelheim (società produttrice del pramipexolo), condannata a risarcire con 8,3 milioni di dollari un paziente in trattamento con il farmaco, che aveva dilapidato tutti i suoi risparmi in conseguenza dello sviluppo di un disturbo da gioco d'azzardo.
Tra le motivazioni della condanna peso ha avuto la circostanza che l'azienda non aveva avvertito il paziente del possibile rischio. Sebbene le controversie al momento riguardino solo l'azienda farmaceutica, non è difficile pensare che il fenomeno della richiesta di risarcimento possa presto riguardare anche i medici prescrittori.
La ricerca pubblicata nei giorni scorsi sul caso del paziente affetto da diversi disturbi, tra cui il GAP (gioco d'azzardo patologico) si avverte che una ricerca in rete ha evidenziato come in questo momento questo argomento sia diventato piuttosto gettonato nelle community e nei forum di discussione che hanno come oggetto le controversie legali da risarcimento per danni sanitari.
Le considerazioni che possiamo fare sull'argomento sono molte e piuttosto complesse sul piano della psicopatologia e della farmacoterapia. Il disturbo da gioco d'azzardo coinvolge diverse componenti sul piano psico-biologico: il controllo dell'impulso, la dipendenza, l'ideazione ossessiva e le condotte maniacali, solo per citarne alcune, e la comunità scientifica non vede nei farmaci la soluzione e la cura per questa malattia.
Il caso riportato riguarda casualmente (o forse non del tutto casualmente) un paziente sofferente di un disturbo depressivo in trattamento con fluoxetina, un farmaco che riporta come effetti collaterali contrastanti l'”attivazione” e una conseguente “maniacalizzazione del paziente”.
Quello che emerge dunque, è che il pramipexolo può, in dosi elevate, influire sulla propensione al gioco ma, soprattutto, ad intervenire nello stimolare un comportamento "eccessivo" e "dipendente", è la familiarità con altri disturbi, come la depressione o pregressi sintomi di dipendenza da sostanze.