La Procura di Trento ha chiesto il rinvio a giudizio per otto indagati, con l’accusa di truffa aggravata dalla transnazionalità, con abusiva raccolta del risparmio.
Il settore è quello delle piattaforme online per le scommesse sportive: migliaia di euro persi in un investimento multinazionale che ora costituiscono la base dell’accusa per gli indagati nel mirino della Procura di Trento, tre dei quali nomi noti trentini nel mondo dello sport e della finanza.
La vicenda risale al 2010: i 120 investitori, 62 dei quali risultano come parti lese per un totale di 3,5 milioni investiti, provengono quasi tutti dall’altopiano della Paganella e dalla val di Non. I più sfortunati ci hanno rimesso grosse cifre come ad esempio una donna di Trento che nell’affare aveva investito ben 300mila euro e alcuni clienti dell’istituto di credito Valsabbia e Paganella.
Il compito di contattare i potenziali investitori per coinvolgerli nel business delle scommesse sportive era stato affidato alla «Betexp corp», società con sede negli Stati Uniti e una filiale distaccata in Portogallo.
La promessa era quella di garantire guadagni superiori al 10 per cento con un sistema a zero rischi e l’utilizzo del classico sistema piramidale che prevedeva il trasferimento dei profitti in conti nascosti nei paradisi fiscali di Saint Vincent e Grenadine.
Conti sui quali, secondo le indagini, sarebbero arrivati bonifici anche da 850 mila euro grazie all’accordo tra il gestore della società Betexp Jorge Silva de Queiros e il duo composto da Fino e Achler.
I ricavi traslavano poi da «Betexp» ad una società neozeolandese, la «Emporio capital – Goodsense Investments» alla quale, sempre secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, sarebbero passati altri 783.610 euro.
Il meccanismo della truffa consisteva nel proporre sempre nuovi allettanti investimenti.
Secondo lo schema piramidale, il cosiddetto schema Ponzi, altri complici, o truffati a loro volta, organizzavano presentazioni in grande stile in alberghi importanti per convincere le persone a investire con la promessa di un guadagno facile pari a circa l’8 o 10 per cento al mese.
L’ultimo nel marzo del 2012, che prevedeva l’adesione con un deposito minimo di 50 mila euro per la realizzazione di una ulteriore piattaforma per le scommesse. E già alla fine del 2013 erano 25 gli investitori che si erano dichiarati disponibili all’operazione, (trasferita in Italia in una fase successiva, nell’estate del 2014) che prevedeva l’affidamento dei soldi a Lampros Trust per il recupero delle somme investite. Ed è proprio questo l’ultimo capitolo di un’indagine partita da una querela proprio di Lampros Trust con la difesa dell’avvocato Roberta Pedrotti. A capo di tutto c’era il portoghese Jorge Antero Silva de Queiros, 56 anni, proprietario di una scuderia automobilistica, descritto come molto attivo sul web e sotto i riflettori del gossip.