Roberta Smaniotto, psicologa e presidente dell’Associazione AND (Azzardo e nuove dipendenze), in una intervista al Fatto Quotidiano ha parlato del rapporto tra lo sport e l’azzardo e dei fattori che scatenano lo sviluppo della patologia.
Lo sport, in particolar modo il calcio, è fatto d ‘azzardo perché si può scommettere su qualsiasi evento sportivo, ma, “la scommessa non è sport”.
Scommettere vuol dire puntare del denaro su un evento il cui risultato dipende dal caso; lo sport, invece, nella sua essenza è impegno e fatica e più ti alleni e più migliori.
I primi segnali d’allarme verso lo sviluppo della dipendenza dal gioco d’azzardo sono due: mentire sull’utilizzo del denaro e l’aumentare della posta.
Analizzando gli elementi che possono aumentare i fattori di rischio connessi alla pratica d’azzardo, la dottoressa, ha focalizzato l’attenzione sulla pubblicità assillante (fatta anche dai campioni dello sport) e la familiarità con questo tipo di atteggiamento (nonni/genitori che fanno grattare ai propri nipoti/figli).
I nostri ragazzi dovrebbero visionare il video “Il caso, Lucky, non si può influenzare”, della durata di una ventina di minuti che tratta i temi principali dell’azzardo e che è stato realizzato dall’Università Canadese.
E’ importante inoltre che i nostri campioni non pubblicizzassero le aziende che offrono azzardo e che le società sportive non accettassero sponsorizzazioni da esse.